OMBRE in PROIEZIONI ORTOGONALI

Nella sezione del blog dedicata alle “Ombre in proiezioni ortogonali” ci occuperemo della cosiddetta “teoria delle ombre”. Cioè di come determinare le ombre degli oggetti rappresentati in proiezioni ortogonali. Quindi, per prima cosa, è necessario conoscere molto molto bene come rappresentare un oggetto in proiezioni ortogonali. Argomento questo trattato con grande cura nelle pagine di questo blog (potete accedere alla sezione cliccando qui).

Le ombre di un oggetto portano maggiori informazioni riguardo l’oggetto, cioè ne completano la forma volumetrica.

OMBRE AD ILLUMINAZIONE PARALLELA E AD ILLUMINAZIONE CENTRALE:

Per prima cosa, abbiamo bisogno di una fonte di luce (chiamata anche sorgente luminosa). Essa investe l’oggetto e che crea l’ombra sia sull’oggetto che sui piani di proiezione. Questa fonte di luce può essere di due tipi: naturale o artificiale.

Illuminazione naturale (parallela) e artificiale (centrale) nella teoria delle ombre in proiezioni ortogonali.
Illuminazione naturale (parallela) e artificiale (centrale) nella teoria delle ombre in proiezioni ortogonali.

Se la fonte di luce è naturale (come ad esempio il sole o la luna), l’illuminazione si dice “parallela”. La sorgente luminosa è così lontana dall’oggetto che possiamo supporla all’infinito. E i raggi luminosi che scaturiscono da essa e che colpiscono l’oggetto generando ombra sono paralleli tra loro.

Se la fonte di luce è artificiale (come ad esempio una lampadina), l’illuminazione si dice “centrale”. Stavolta la sorgente luminosa è posizionata in un punto preciso. E i raggi luminosi che scaturiscono da essa e che colpiscono l’oggetto generando ombra “divergono” da essa.

In proiezioni ortogonali la fonte di luce considerata è nel 90% dei casi (se non di più) di tipo naturale, quindi per noi i raggi luminosi che investono l’oggetto saranno sempre paralleli tra loro.

OMBRA PROPRIA E OMBRA PORTATA:

I raggi luminosi prodotti dalla fonte di luce sono rette. Queste rette investono l’oggetto generando un’ombra su uno o più piani di proiezione. Quest’ombra prende il nome di “ombra portata“. Solo i solidi possiedono, oltre all’ombra portata (cioè l’ombra sui quadri di proiezione), un’ombra su se stessi, che prende il nome di “ombra propria”. Detto in altre parole, a causa della presenza della sorgente luminosa, parte del solido sarà in luce (la parte più vicina alla sorgente luminosa) e parte sarà in ombra. Tale ombra si chiama “ombra propria”. La linea che separa la parte del solido in luce e la parte del solido in ombra si chiama “linea separatrice”.

Ombre di un solido in proiezioni ortogonali.
Ombre di un solido in proiezioni ortogonali. Tratto da: “GEOMETRIA DESCRITTIVA E SUE APPLICAZIONI”, di Saverio Malara. Zanichelli editore.

LA DIREZIONE DEI RAGGI LUMINOSI:

Stabilito che utilizzeremo sempre una fonte di luce naturale (e quindi una illuminazione parallela), per determinare le ombre di un oggetto in proiezioni ortogonali è necessario prima di tutto scegliere l’inclinazione dei raggi luminosi che investono l’oggetto rispetto ai piani di proiezione.

Tale inclinazione viene stabilita disegnando una retta, che può essere posizionata a sinistra o a destra dell’oggetto. Questo a seconda di dove vogliamo collocare la sorgente luminosa. Ma quasi sempre essa viene collocata a sinistra.

Il raggio luminoso che colpisce l’oggetto può essere rappresentato da una retta parallela ad uno dei quadri di proiezione. E quindi una retta orizzontale (cioè parallela al P.O.) o una retta frontale (cioè parallela al P.V.). L’inclinazione rispetto all’altro piano può essere scelta a piacere, oppure assegnandogli una inclinazione precisa.

Ombre ad illuminazione parallela con direzione/inclinazione dei raggi frontale.
Ombre ad illuminazione parallela con direzione/inclinazione dei raggi frontale.

Altre volte il raggio luminoso che colpisce l’oggetto è rappresentato da una retta generica, le cui proiezioni si incontrano sulla linea di terra. L’inclinazione delle due proiezioni può essere scelta assolutamente a piacere e può essere diversa per ciascuna proiezione. In questo caso si dice che l’ombra è “a raggio qualsiasi”.

Ombre ad illuminazione parallela con direzione/inclinazione dei raggi generica.
Ombre ad illuminazione parallela con direzione/inclinazione dei raggi generica.

Se assegniamo alle due proiezioni la medesima inclinazione rispetto alla linea di terra, ed essa è pari a 45°, si parla di ombre “a 45 gradi”. Ma questo non modifica assolutamente il modo in cui le ombre vengono trovate rispetto ad un raggio qualsiasi comunque orientato.

Ombre ad illuminazione parallela con direzione/inclinazione dei raggi a 45 gradi.
Ombre ad illuminazione parallela con direzione/inclinazione dei raggi a 45 gradi.

GLI ARGOMENTI TRATTATI DALLA TEORIA DELLE OMBRE:

Nelle lezioni della sezione vedremo come determinare l’ombra dei vari elementi geometrici, a cominciare dal punto. Per poi passare ai segmenti, alle figure piane e infine ai solidi (a spigolo e di rotazione).

Infine, vedremo per filo e per segno tutta quella che è la parte più difficile della teoria delle ombre: come determinare l’ombra di un solido su un altro solido. Argomento questo, che richiedere più di una tecnica di esecuzione, a seconda di quale sia la situazione che si presenta.

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