PROSPETTIVA nel DISEGNO TECNICO

A partire da questa lezione iniziamo l’ultimo grande argomento del disegno tecnico, e cioè la prospettiva geometrica (o lineare). Più spesso chiamata semplicemente prospettiva o immagine prospettica.

In questa prima lezione dedicata alla prospettiva, introdurremo tutti i suoi elementi. Nelle prossime lezioni analizzeremo in maggior dettaglio i concetti di questa lezione, e analizzeremo uno per uno tutti i metodi utilizzati per rappresentare un oggetto in prospettiva.

INTRODUZIONE ALLA PROSPETTIVA

La prospettiva è, al pari delle proiezioni ortogonali e dell’assonometria, una tecnica di rappresentazione degli oggetti che si trovano nello spazio.

Differentemente dalle proiezioni ortogonali ma similmente all’assonometria, la prospettiva è una tecnica di rappresentazione tridimensionale. Cioè l’oggetto viene rappresentato sul foglio da disegno in un’unica vista, che ne conserva la tridimensionalità. Ma differentemente sia dalle proiezioni ortogonali che dall’assonometria, l’oggetto raffigurato risulta deformato rispetto a quella che è la sua reale geometria. Questa deformazione non è eseguita a caso, naturalmente, ma secondo leggi ben precise.

Per capire bene in che cosa consiste la rappresentazione prospettica di un oggetto e quali sono gli elementi che compongono la prospettiva, facciamo un confronto tra ciò che accade nello spazio e quello che disegneremo noi sulla nostra tavola da disegno.

IL QUADRO (O PIANO PROSPETTICO) NELLA PROSPETTIVA:

L’oggetto reale viene rappresentato in prospettiva sopra un quadro trasparente, chiamato quadro (o piano) prospettico, che coincide con il foglio di lavoro. Per essere più esatti, non proprio con tutto quanto il foglio, bensì con la maggior parte di esso.

Benché il quadro prospettico possa talvolta assumere altre inclinazioni, noi lo immagineremo sempre disposto verticalmente. Pertanto le prospettive che andremo ad eseguire si diranno “a quadro verticale”, e sono le più utilizzate. Per la precisione, faremo coincidere il piano prospettico con il quadro di proiezione verticale P.V., che è il piano verticale per eccellenza.

Il quadro (o piano prospettico) nella prospettiva.
Il quadro (o piano prospettico) nella prospettiva.

IL PIANO DI TERRA (O GEOMETRALE):

Dalle lezioni sulle proiezioni ortogonali, sappiamo che il piano verticale e il piano orizzontale (il P.O.) si intersecano secondo una linea, chiamata linea di terra. Però nella prospettiva il piano orizzontale P.O. prende il nome di “piano di terra” o più raramente “geometrale”. Con il nome di piano orizzontale viene infatti chiamato in prospettiva un altro piano, che però definiremo più avanti.

Sul nostro foglio di lavoro tracceremo dunque una linea orizzontale, che è la linea di terra, in modo da definire il confine tra piano verticale (che è il nostro piano prospettico) e il piano di terra. Ma poiché nella prospettiva si ha più bisogno di lavorare sul piano verticale, non tracceremo la linea di terra proprio a metà del foglio, ma più in basso. In questo modo ci garantiremo più spazio sul P.V.

Posizionamento della linea di terra, del piano prospettico e del geometrale.
Posizionamento della linea di terra, del piano prospettico e del geometrale.

A questo punto, dobbiamo piazzare l’oggetto da rappresentare in prospettiva. L’oggetto sarà rappresentato punto per punto facendo ricorso alle sue proiezioni ortogonali, perché esse ce ne forniscono le misure. Tali proiezioni ortogonali saranno tracciate solo sul piano di terra, e quindi sul P.O. Della seconda proiezione possiamo fare a meno, in quanto le altezze degli oggetti verranno riportate in altro modo.

Posizionamento della proiezione ortogonale dell'oggetto.
Posizionamento della proiezione ortogonale dell’oggetto.

IL PUNTO DI VISTA NELLA PROSPETTIVA:

Sopra il quadro verticale l’oggetto reale verrà rappresentato così come esso appare all’occhio di un osservatore posto ad una certa distanza e ad una certa altezza da esso, producendo un disegno assai realistico. La posizione dell’osservatore rispetto all’oggetto è un punto, che viene chiamato punto di vista, quasi sempre indicato con le lettere P.V. o semplicemente V.

E’ ovvio che la posizione del punto di vista rispetto all’oggetto influisce sulla sua prospettiva, mostrandoci l’oggetto da angolazioni differenti. La distanza del quadro prospettico influisce invece sulle sue dimensioni: più esso è lontano dalla figura, più la sua prospettiva è grande.

Sul nostro foglio di lavoro fisseremo dunque a nostro piacimento la posizione del punto di vista, ma solo sul piano di terra. Cioè solo in prima proiezione. La proiezione del punto di vista sul piano di terra prende il nome di punto di stazione.

Il punto di vista e il punto di stazione nella prospettiva.
Il punto di vista e il punto di stazione nella prospettiva.

Della seconda proiezione del punto di vista (e quindi dell’altezza del punto di vista) non abbiamo bisogno. Vediamo perché.

LA LINEA DELL’ORIZZONTE NELLA PROSPETTIVA:

Chiamiamo piano orizzontale il piano parallelo al piano di terra passante per il punto di vista. Cioè quel piano orizzontale posto alla stessa altezza dell’occhio dell’osservatore. L’intersezione tra questo piano orizzontale e il piano verticale (che, ricordiamo, è il nostro quadro prospettico) avviene secondo una linea, che prende il nome di orizzonte. L’orizzonte si indica con il simbolo OO’.

Sulla nostra tavola, dunque, tracceremo a piacere una linea orizzontale parallela e posta sempre più in alto della linea di terra. Quella è la linea dell’orizzontale. Fissare la linea dell’orizzonte significa fissare l’altezza del punto di vista.

Tale altezza è pari alla distanza tra la linea dell’orizzonte e la linea di terra. Ecco perché non è necessario riportare la seconda proiezione del punto di vista.

Il piano orizzontale e la linea dell'orizzonte nella prospettiva.
Il piano orizzontale e la linea dell’orizzonte nella prospettiva.

I RAGGI VISUALI E IL CONO VISIVO:

Per rappresentare l’oggetto in prospettiva, manderemo dei raggi visuali uscenti dal punto di vista e passanti per i vertici dell’oggetto. Dove essi intersecano il quadro prospettico, là c’è la rappresentazione prospettica dei punti della figura.

Il punto di vista rappresenta dunque il centro di proiezione della prospettiva.

Il centro di proiezione dell'immagine prospettica.
Il centro di proiezione dell’immagine prospettica.

Prima, nelle proiezioni ortogonali e nell’assonometria il centro di proiezione era all’infinito, e le proiezioni si dicevano parallele. Adesso le proiezioni sono dotate di un centro proprio, cioè di un punto ben preciso di proiezione, posto a distanza finita dall’oggetto e dal quadro di rappresentazione.

L’insieme dei raggi visuali uscenti al punto di vista forma un cono, chiamato cono visivo. Per avere una buona prospettiva occorre che i raggi visuali che definiscono il cono (cioè quelli più esterni) non formino angoli troppo elevati rispetto al suo asse. Di solito è bene che si possa abbracciare tutto il complesso da rappresentare entro un cono visivo di 60°. Altrimenti le prospettive ottenute, seppure corrette, inducono distorte interpretazioni della spazialità rappresentata.

I raggi visuali e il cono visivo nella prospettiva.
I raggi visuali e il cono visivo nella prospettiva.

IL RAGGIO PRINCIPALE E IL PUNTO PRINCIPALE IN PROSPETTIVA:

Tra tutti i possibili raggi visuali, ce n’è uno perpendicolare al piano prospettico, che prende il nome di raggio principale o asse visivo. La sua intersezione con il quadro prospettico e con la linea dell’orizzonte è un punto, chiamato punto principale. Il punto principale è quindi la proiezione ortogonale del punto di vista sul quadro prospettico. Pertanto il punto di stazione e il punto principale sono rispettivamente la prima e la seconda proiezione del punto di vista, e come tali si incontrano sulla linea di terra. Sul foglio da disegno sono invece allineati secondo un’unica retta di richiamo.

Il raggio principale e il punto principale nella prospettiva.
Il raggio principale e il punto principale nella prospettiva.

PUNTO DI FUGA NELLA PROSPETTIVA:

Per disegnare la prospettiva dell’oggetto sulla nostra tavola, oltre ai raggi visuali sarà necessario definire anche altri elementi. Occorre cioè introdurre il concetto di retta di fuga di un piano e punto di fuga di una retta.

Si definisce punto di fuga (o punto di concorso) la prospettiva all’infinito di un qualsiasi punto su una retta, e si indica con la retta F. Poichè, come ci insegna la geometria, due rette parallele si incontrano all’infinito, la prospettiva del punto in cui le due rette si incontrano è il punto di fuga delle due rette. Se le due rette parallele sono tali da appartenere ad un piano orizzontale qualsiasi, il loro punto di fuga si trova sulla linea dell’orizzonte. Altrimenti il loro punto di fuga si troverà altrove.

Quindi, in prospettiva due rette o segmenti che nella realtà risultano paralleli ed appartenenti ad un qualsiasi piano orizzontale, convergeranno sempre nel loro punto di fuga, ed esso si troverà sempre da qualche parte sulla linea dell’orizzonte.

I punti di fuga delle rette parallele nella prospettiva.
I punti di fuga delle rette parallele nella prospettiva.

RETTA DI FUGA NELLA PROSPETTIVA:

C’è una ragione se il punto di fuga di rette appartenenti ad un piano orizzontale si trova sempre sulla linea dell’orizzontale. Tale ragione è legata al concetto di retta di fuga di un piano. Essa è la rappresentazione in prospettiva della retta all’infinito di un piano, parallela al quadro.

Abbiamo precedentemente introdotto il concetto di orizzonte. Ebbene, si dice che la linea dell’orizzonte è la retta di fuga dei piani orizzontali. Questo significa che il punto di fuga di tutte le rette che appartengono ad un piano orizzontale qualsiasi si trova sulla linea dell’orizzonte. Se le rette sono parallele tra loro, abbiamo appena detto che il punto di fuga è per loro il medesimo.

Determinare questo punto di fuga sulla tavola da disegno è relativamente semplice. Basta mandare dalla prima proiezione del punto di vista una retta parallela alla retta in questione. Il punto d’intersezione con il quadro prospettico, situato sulla linea dell’orizzonte, è il suo punto di fuga.

Secondo questa logica, si capisce come il punto principale P sia il punto di fuga di tutte le rette appartenenti a piani orizzontali che risultano perpendicolari al quadro prospettico.

La determinazione dei punti di fuga.
La determinazione dei punti di fuga.

Se la retta non appartiene ad un piano orizzontale, si rinuncia invece a determinare il suo punto di fuga.

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